I poco più di venti minuti di “Inside The Head Of Gods” smentiscono in un colpo solo due luoghi comuni applicabili alla musica di Will Thomas Long: la sua necessaria manifestazione nel lungo formato e il carattere acromatico delle sue suggestioni visuali. Le dieci tracce del lavoro sono infatti non solo molto concise, ma sono state create in occasione di una mostra del pittore giapponese Taichi Kondo, un’opera del quale lo identifica dal punto di vista visuale.

Di quest’ultimo aspetto il contenuto sonoro è profondamente rispettoso, atteggiandosi a semplice cornice ambientale, spesso appena al di sopra dei limiti della percezione, risultante da un certosino lavoro di manipolazione, aggiunta e sottrazione di timbriche pure che, come pennellate successivamente sovrapposte, formano immagini le cui trasparenze permangono discrete, mai invasive del campo visivo.

Così, ascoltate a medio volume e in sequenze anche diverse da quelle dalla playlist, le tracce di “Inside The Head Of Gods” contribuiscono a definire una fruizione sinestetica che coglie l’essenza dell’attimo di un’impressione visiva, rispecchiandone l’immaterialità.